venerdì 2 maggio 2008

Il Silenzio... "vivere" l'altopiano e i suoi monti

Pensando all'essere umano e alla sua natura mi viene spontaneo concentrarmi sulla sua essenza legata all'ambiente e alla ricerca della fusione con esso. Il continuo rapportarsi e confrontarsi con il selvaggio e quella "presunzione" a volte di superare quel binomio uomo-natura ci portano a delle riflessioni intelligenti che ci fanno mettere i piedi per terra e ci fanno vivere non contro di essa ma con e per essa. Quante volte nella storia umanistica l'uomo è stato al centro di un processo di evoluzione che tentava di scavalcare i confini del terreno e di scoprire ciò che per esso non era possibile scoprire... ebbene, l'uomo con il passare degli anni e nei secoli ha metabolizzato la differenza e la sua inferiorità, ma ha anche concepito una cosa fondamentale che fa da motore alla filosofia della "vita vera" e cioè che "Noi" siamo figli di quella stessa natura.
Senza dilungarmi troppo, volevo rendervi partecipi e farvi entrare in sintonia con quello che il corpo e lo "spirito" di chi "vive" la montagna percepisce e volevo anticipare quel discorso che terrà base a molte riflessioni su questo blog (l'uomo e la natura) legato ad un elemento che fa da collante e da incipit a questa situazione di "benessere" : il silenzio.
Il silenzio è uno dei caratteri dell'essenza della Montagna, solo con esso si potrà divenire partecipi di ciò che i boschi e le montagne vogliono regalarci.
Tornando sui nostri passi allora, c'è da rendersi conto che chi viene "folgorato" dall'altopiano Laceno non può fare a meno che tenerlo dentro in quegli istanti dove tutto tace e la natura parla. Immaginate di dormire sul lago la notte, svegliarsi prima dell'alba, aspettare le prime luci illuminare l'aria e affacciarvi dalla vostra tenda per "ascoltare" il "buongiorno" della piana. Questo è l'istante in cui si diviene parte del posto, dove la natura fa il suo corso e l' "Io" non può far altro che confondersi e fondersi con essa. Ricordo il vento attraversare le gole tra gli alberi del Cervialto e del Raiamagra "sussurrare" la vita della Montagna, le nebbioline elevarsi come spiriti dai boschi resi evanescenti da sole, la luce prender possesso del piano e l'erba che dopo essersi lavati di brina o rugiada si sveglia e si erge a padrona, il cantare degli uccelli il loro dominio, il ragno tessere la sua tela resa lucente dalla gelata in ogni panchina costruita dall'uomo, il satellio della vita sott'acqua... e quando tu, ti fermi seduto a non turbare il corso di queso "fiume" , chiudi e apri gli occhi e ascolti con attenzione, ti accorgi che questo posto ti "parla", vuole condividere con te la sua bellezza, e ti rendi conto che in quel piano c'è un Dio che manda la sua "Anima" a prendere il Sopravvento rendentoti impassibile e inerme osservatore di quel Creato.
"Vivere" la montagna in generale e il Laceno è soprattutto "abbandonarsi" ai messaggi che ci manda, non facendoci prendere dal luogo comune che ormai snobba l'arte del "pensare" e dell' "affascinarsi" alla natura. Farsi prendere dal concentrato di vitalità e di "misticismo" fa da traino per chi vuole comprendere le ragioni dell'escursionista e dell'amante della Montagna. Vivere questa esperienza al Laceno, almeno per me, non è come viverla in ogni luogo selvaggio (dove sicuramente c'è questo contatto diretto e unico), forse per vicende personali e ricordi, o forse perchè davvero qui accade qualcosa di diverso che "intender non può" chi non lo prova, ma l'emozione trasferitami da questa conca in altura non ha paragoni e non ha "rivali".
Purtroppo quel "Silenzio" una volta entrati in "meditazione" e essersi resi un "tutt'uno" al primo tocco umano, al primo rumore non naturale, si interrompe e tutto inzia a tornare lentamente alla normalità, anche se non sarà mai più la stessa cosa e tutto li sopra ci sembrerà diverso e "vivo".

giovedì 1 maggio 2008

Le "ore" del lago

"Come "un camaleonte il lago cambia colore ad ogni evenienza" (cit.) e cambia colore in ogni stagione e attimo dell'anno. Ma la bellezza di questo posto è anche la grandezza nel rinnovarsi agli occhi in diverse parti della stessa giornta nelle stesse stagioni. Durante le mie numerose "visite" ho avuto la grande opportunità di poter documentare gli effetti e i giochi di luce in quasi la loro totalità di sfumature, eppur son convinto che prima o poi l'ultimo tassello, ossia la notte, rientrerà all'interno delle mie ricerche. Fin ora un po per volontà personale, un po per necessità e per ovvietà l'alba, la mattina, mezzogiorno, il primo pomeriggio, il tardo pomeriggio e la sera sono state tutte esperienze verificate. L'enorme differenza di visione che appare alla vista è sbalorditiva, un vero e prorpio gioco di colori che a seconda dell'inclinazione dei raggi, della potenza degli stessi e del periodo regalano particolarità entusiasmanti.
L'alba come punto di riferimento per eccellenza dei giochi di luce, rende l'atmosfera sobria e sottile, quasi sempre accompagnata dalle nebbioline tenui, l'altopiano regalerà quel sapore di "nuovo" legato alla sensazione di qualcosa di "antico" relegato nella memoria e negli anni. Infatti, non è da poco quello strano sentimento che mi riempie di gioia quando vedo la luce del sole che pian pian tenta di valicare la "muraglia" che circonda il lago. Una sensazione di primitivo, legata ovviamente al fattore del silenzio che gioca un ruolo fondamentale in questa "reazione". Naturalmente come ovvio che sia l'alba porta con se una serie di elementi precisi, diversificati stagione per stagione, che meritano "poeticamente" una descrizione a parte e personalizzata.
Quando il sole riesce nel tentativo del "valico", i primi raggi toccano "terra", non violenti e con tutta la grazia della natura accarezzano l'erbetta del piano cominciando dai primi pascoli fino a riflettersi e a specchiarsi sulle piccole onde, formate dal vento, del lago (e da qui i vari colori che tratteremo). Gli animali iniziano ad orientarsi e sembrano quasi convinti e decisi a riprendere il loro posto nell'altopiano dopo una notte quasi sempre gelida a causa delle inversioni termiche.
Il sole inizia a posare alto e prima che tocchi il centro comincia già a colorare e ad "infiammare" le tonalità del verde in primavera, del giallo in estate (secchezza dei campi), del rosso in autunno e del bianco in inverno. Nel mezzo della mattina che noi raggiungiamo il massimo della lucentezza e della vita, finchè a mezzogiorno e da mezzogiorno inizia il lento calare dietro il Raiamagra che rimanda la vita alla notte e fa si che il sonno dei colori prenda il sopravvento. Ma quel "sonno" non è "morte" ed è cosi che tra il primo pomeriggio e i primi segni di declino del sole da piena lucentezza iniziamo ad avvertiere, magari stando nel lato all'ombra del circuito ed osservando l'aloptiano al centro, quella caldezza interirore che si perpetra dagli occhi all'anima. Una situazione "calda" che avviene anche in inverno, quando il tramonto rende rosacea la candida neve.
Inizia a calare il sole, la luce non giunge più e lo scuro avanza, le prime luci del villaggio si accendono, il lago inzia a tingersi di un blu particolare in inverno e di un verde scuro in estate, chiaro segno del riposo che attenderà il Laceno durante la lunga notte...

mercoledì 30 aprile 2008

L'altopiano dai 3 "avamposti"

Durante i miei primi giri e le mie prime passeggiate intorno al circuito del Laceno mi chiedevo sempre con passione se fossi mai riuscito ad osservare l'altopiano dall'alto. Osservavo i monti circostanti e notavo con spirito d'osservazione molte alture adatte allo scopo ma i primi tempi non conoscevo ancora bene la zona e quindi mi dedicavo solo alla scoperta nel piano. Man mano che le visite diventarono più frequenti inziai a scorgere il lago da posizioni sempre più affascinanti e nell'estate del 2006, esattamente il 23 Agosto per la prima volta mi affacciai dalla vetta del Monte Raiamagra con due cari amici (racconterò questa prima avventura). Purtroppo in quella occasione non avevo ancora la macchina fotografica e di quella famosa giornata non fu possibile immortalare niente, anche se dovrei avere qualcosa su un vecchio cellulare. L'altopiano dal Raiamagra da quota 1667 si apriva in tutto il suo splendore, era possibile osservare il lago (molto piccolo per la siccità), i boschetti della forestale e le pendici di Cervarolo e Cervialto. Questo primo "avamposto" è la meta più conosciuta da tutti i turisti in quanto facilmente raggiungibile con la seggiovia e posto a pochi passi dal rifugio Amatucci. Infatti al capolinea dopo circa 200 m segnalati da un cartello con scritto "Belvedere sul lago" troverete una ringhiera in legno dal quale è possibile affacciarsi e osservare il tutto tra la distesa di faggi che occupano il crinale della montagna. Una nota curiosa è invece la difficoltà di vedere la Cima del Raiamagra dal Lago a causa delle collinette che precedono la stessa.
Il monte Raiamagra però non è l'unico posto dove poter osservare dall'alto l'intero pianoro e affinchè nel mio archivio fotografico non mancassero visuali diverse un giorno di Settembre del 2007 decidemmo di "conquistare" la Cima del Monte Cervialto situata a 1809 m (vetta più alta dei Picentini). Dopo aver effettuato un sentiero che parte dal colle del Leone (avventura che racconterò sicuramente), si giunge alle creste del Cervialto dove una volta superate vi sarà possibile giungere alla stazione idrometeorologica della Regione Campania posta sulla cima e da li osservare il panorma. Il "secondo" avamposto è il più "incontaminato" per quanto riguarda la presenza dell'uomo, un posto selvaggio a contatto con i falchi ad alta quota e allietati dalla visione del Varco del Paradiso del Monte Accellica che vi lascierà senza parole. Dalla Cima del Cervialto è possibile tramite un sentiero di cresta o tramite una dolinaa giungere all'anticima e osservare il piano dal punto trigonometrico. Questo punto d'osservazione (il Cervialto in generale) offre diversi spunti paesaggistici, sicuramente più ampio come veduta del Raiamagra, dai 1809 l'immpressione del pianoro siutato a 1100 m sarà sempre più forte perchè riuscirete a notare l'irpinia alle sue spalle e le vallate circostanti.
Il re dei monti però non è l'ultimo posto dal quale è possibile osservare l'intero altopiano, infatti vi è ancora da definire il cosiddetto "terzo avamposto". Per un attimo tralasciamo i sentieri montani e le seggiovie ed entriamo in auto. Ritorniamo all'ingresso del piano e dirigiamoci verso la strada che attraversando ai campi conduce a Lioni. Dal piano ,attraversando alcuni pascoli ,parte una strada asfaltata che salendo all'inizio in una faggeta caratteristica da ambo i lati della carrreggiata, ci condurrà fin su un piccolo scollinamento. Lo scollinamento è facile da capire, non è segnalato, ma sicuramente ai vostri occhi sul lato destra della strada vi si aprirà una piccola mulattiera, inoltre una rupe difronte a voi vi delineerà questa zona. Posate la macchina e dirigetevi a piedi verso la mulattiera che conduce tra le rocce nella collinetta (se avete occhio noterete anche una freccia blu disegnata). Scavalcato il primo ostacolo, proseguendo sul crinale che tende dritto verso la prima gobba del Cervarolo, vi troverete su una piccola pianura dalla quale girando a destra e possibile giungere ad un piccolo dosso che affaccia direttamente sul Piano. Da questa collina la visuale apre a metà altezza tra i vari Monti, la cima del Raiamagra appena visibile caratterizzata dalle piste da sci, vi comparirà davanti sbucando dalle varie collinete; fondamentale è da qui la vista che si apre sul boschetto della forestale nel quale è presente un rifugio non visibile da altre postazioni.
Ora premettendo che di "avamposti" ce ne saranno a migliaia dato che ogni monte e ogni collina può essere esplorata e può essere "conquistata", in questo capitolo ho voluto concentrare l'attenzione sui tre punti d'osservazione più raggiungibili e più significativi del mio "viaggio". Sono molto curioso del "quarto avamposto",il Monte Piscacco, un luogo che purtroppo non ho avuto ancora modo di scoprire. Ma ovviamente ci stiamo già attrezzando per un'escursione degna di questo importante "obiettivo", sperando di potervi regalare le immagini al più presto.

lunedì 28 aprile 2008

Estate secca e calda.... freschezza interiore!

Un altro momento di pausa e di "divagazione" per omaggiare l'estate e immeterci già nella sua ottica.
Questo piccolo video è stato registrato durante un'uscita della "Compagnia del Raiamagra", un'entità che non sarà ancora svelata ma che presto avrete modo di consocere. Un giro intorno all'altopiano dal Villaggio Laceno per via Serroncelli fino ad arrivare al Lago. Il rumore di sottofondo è il vento caldo che accarezzava la mia mano fuori dal finestrino. Il lago secco e quasi prosciugato dalla calura estiva stava cambiando colore all'avvicinarsi del tramonto. Alcuni tandem parcheggiati sui bordi del circuito e qualche auto ancora ferma, segno di turisti ancora li presenti (ore 18.00) a godersi il mitico panorama.